- Nome Comune
- Famiglia
- Commestibilità
- Morfologia
- E' un arbusto cespuglioso deciduo, raramente alberello. Fusto brunastro con rami opposti, i giovani quadrangolari di colore verde opaco punteggiati di chiaro, presentano sottili rilievi longitudinali. Le foglie, opposte, picciolate, ellittiche o lanceolate con apice acuto e margine finemente dentato; la pagina superiore verde scuro, quella inferiore più chiara. I fiori, raccolti in cime, si sviluppano contemporaneamente alle foglie e hanno breve peduncolo con quattro petali verde giallastri. Gli stami sono più corti della corolla. Il frutto è una capsula rosea, a quattro lobi arrotondati (da cui il nome berretto da prete) che racchiudono semi rosso aranciati, che sono tossici. In Italia è presente in tutte le regioni, tra lo strato arbustivo dei boschi di latifoglie o nelle siepi, dalla zona basale fino a quella montana. Fiorisce da aprile a giugno.
- Componenti
- Evonimina, acido evonico, evonimoside, asparagina, atropurpurina, fitosteroli, dulcitolo, acidi organici (citrico, evonico, malico, tartarico, linoleico), tannini, resine.
- Uso
- L'evonimina è un principio cardioattivo ad azione digitalica, noto per favorire il movimento peristaltico intestinale che provoca secrezione di bile. I casi di avvelenamento si manifestano con coliche, crampi e nelle situazioni più gravi, si possono verificare complicazioni cardio-circolatorie con aumento della pressione sanguigna e insufficienza cardiaca, fino a causare la morte. Per un bambino, l'ingestione di 6-7 frutti può provocare una grave intossicazione. E' da sempre nota per le sue proprietà purgative ed emetiche. A scopo medicinale, per uso interno, viene somministrata per i disturbi al fegato e alla cistifellea, mentre per uso esterno, viene impiegata contro geloni, ascessi, acne e ferite.
- Cucina
- Note
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