- Nome Comune
- Famiglia
- Commestibilità
- Morfologia
- Pianta erbacea perenne, alta 10-30 cm con un rizoma stolonifero, strisciante, in alto avvolto da guaine arrossate. Fusto eretto, semplice, semicilindrico, bitagliente. Due sole foglie basali ovali-lanceolate, larghe 2–4 cm, lungamente picciolate, appuntite e dapprima racchiuse in una guaina, la superficie dalla lamina è glabra liscia di colore verde-chiaro, e mostra numerose nervature parallele. Fiori bianchi, con perigonio subgloboso-campanulato, formato da 6 tepali saldati, con brevi punte libere, profumatissimi, riuniti in numero di 5-12 in piccoli racemi unilaterali penduli, con varietà di colore rosa, fioritura primaverile. Bacche globose, pendule, rosse a maturità, poco più grosse di un pisello. Ogni frutto porta tre semi brunastri a sezione triangolare. Frequente nei luoghi boscoso-cespugliosi e sassosi, specialmente su suoli calcarei, dalla pianura alla montagna. Spontaneo nei boschi delle prealpi, manca nell'Italia meridionale e insulare.
- Componenti
- Convallamarina, convallarina, convallatossina, convallatoxolo, convalloside, convallatoxoside, acido convallarico, majaloside, deglucocheirotossina, glucoconvalloside, vallarotossina, asparagina, acido malico, citrico e chelidonico, resine, oli essenziali e zuccheri.
- Uso
- Ha proprietà cardiotoniche, diuretiche, sedative del sistema nervoso. E' una pianta di grande pericolosità e il suo avvelenamento può essere mortale. Questa pianta è velenosa in tutte le sue parti escluso il rizoma, deve esser posta attenzione anche al semplice contatto. A causa del suo contenuto in glicosidi cardioattivi tra cui la convallatossina che possiede attività cardiocinetica 10 volte superiore a quella della digitossina, provoca dolori addominali, salivazione, nausea, vomito, disturbi cardiaci e il quadro clinico, successivamente, evolve verso il coma e quindi la morte. In passato era impiegata nella cura di affezioni oculari, renali e intestinali oltre che come cardiotonico.
- Cucina
- Note
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